Pubblicato da: Andrea | 20 novembre 2012

A ogni pace, corrispondeva una tempesta.

«A ogni pace, corrispondeva una tempesta. Nuvole come balconi bianchi da cui osservare il mondo. Perdersi nella corsa che separava terra e cielo, come traiettorie in movimento perpetuo. Fulmini. Ho guardato la notte ed era priva di luce, un immenso sipario blu senza spiragli da cui poter fuggire. Poi il sole del mattino, quando il freddo se ne andava e lasciava spazio alle rondini. Percorrevano i nostri stessi binari, quei medesimi percorsi con cui fuggivamo lontano. È tiepido il mondo. Tiepido e caldo e poi gelido come un Inverno senza fine. Un eterno ritorno di cose che fluttuano, leggere come la pioggia quando risale al cielo e si fa imperfetta. Steso su questo prato lucido dove una sagoma si perde nel ricordo, e ha piegato gli steli, ucciso i fiori, disegnato la sua presenza. Pioverà a breve, stenditi.»


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