Pubblicato da: Andrea | 12 novembre 2012

Soprattutto di notte, è il momento in cui sognare diventa un peso.

«Soprattutto di notte, è il momento in cui sognare diventa un peso. Sognare, sognarti. C’è questa stanza vuota in cui non c’è nient’altro che aria e polvere. Una stanza senza finestre, con le pareti bianche e luminose che mi abbagliano. Avverto una sensazione di disgusto, di non-appartenenza. Mi volto alla ricerca di un punto concreto, qualcosa che mi permetta di ridefinire i contorni e dare un volume a questa assenza. È in quel momento che la distanza si fa densa, corporale. C’è il tuo viso che prende essenza nella luce. C’è il tuo corpo che ridisegna i confini, unico destino a cui giungere. Cammino lentamente verso di te, ma ad ogni metro la lontananza si agguerrisce, riconsidera i suoi spazi. Più mi avvicino, più essa aumenta. Più assaporo il contatto, più la ricerca mi sfinisce. Poi, c’è quel momento finale in cui crollo a terra, esanime. E proprio quando mi sveglio e la luce si fa buio nella mia camera, e dovrei pensare di essere ormai al sicuro tra i miei confini, è lì che mi sento lontano come non mai. Lontano, lontanissimo. Solo e in una terra straniera nella quale non vedo l’ora di tornare a casa. A te, la mia casa.»


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